lunedì 11 aprile 2016

Autoeducazione: il potere dell'amore

Non ho figli e a volte mi domando se mai io abbia diritto di dire a dei genitori cosa fare o non fare. In realtà, poi, mi rendo conto di come il mio unico desiderio sia quello di dare spunti di riflessione e mai di giudicare i metodi educativi altrui. Lo ammetto, ci sono alcuni modi di fare con i bambini che ho difficoltà a tollerare, ma  al di là di questo, quello che voglio fare è dare input per un pensiero nuovo in una società che ha molte falle. Non ho il potere di correggere tali falle; non è certo un libro o un blog che possono supplire ai bisogni delle persone (ad ogni modo, se il mio libro dovesse interessarvi, trovate tutte le informazioni qui). Quello che bramo, però, è che ogni essere umano abbia l'opportunità di crescere nella felicità interiore. Non ho bacchette magiche perché ciò avvenga, ma credo nel potere spirituale della parola. "Parola" con l'iniziale minuscola e soprattutto "Parola" con la "P" maiuscola. Ho fede per credere che non a nulla valgono i miei sforzi.
Credo nella possibilità di un risveglio sociale generato dal desiderio di ripensare all'educazione e ai bisogni dei più piccoli partendo dall'autoeducazione.



Vogliamo che i bambini e le bambine siano uomini e donne felici, realizzati, pieni di voglia di vivere. Liberi. Ma non possiamo volerlo senza sapere cosa questo significhi. Educare alla libertà vuol dire prima di tutto essere liberi noi stessi. Non possiamo trasmettere ciò che non abbiamo. 

Dovremmo quindi paralizzarci? No, dobbiamo muoverci verso l'integrità e la nostra libertà interiore, emotiva e spirituale, mentre educhiamo. Non possiamo smettere di educare cercando la nostra perfezione, ma non dobbiamo esimerci dall'autoeducarci per andare nella giusta direzione.
Un educatore che non si fa domande è distruttore del bene di chi educa, ma un educatore completamente imperfetto dotato di autocritica e voglia di crescita e cambiamento può essere fonte di ispirazione per molti bambini. E ciò è possibile solo per mezzo dell'amore.

Dire di amare i propri figli vuol dire essere consapevoli di quale esempio vogliamo essere per loro. Questo comporta uno sforzo immenso nel considerare come ogni nostro singolo gesto quotidiano sia strumento di passaggio di un flusso di informazioni emotive e spirituali grandissimo. Ogni piccola decisione è dotata di valore. Ogni volta che deleghiamo ad un imprecisato domani o ad altri stiamo creando una falla nella costruzione del benessere interiore dei nostri bambini o bambine.
Anche quando un genitore sceglie una scuola o un luogo educativo, egli non deve credere di star delegando, ma deve vivere questo affido temporaneo come una presa di responsabilità fatta di partecipazione e fiducia. Genitori ed educatori/insegnanti devono avere un sentire comune e andare nella medesima direzione. Devono essere in qualche modo presenti con la propria anima anche quando fisicamente non ci sono. Ecco allora che non si sta demandando o scaricando dei compiti, ma si sta faticosamente lavorando in accordo interiore per una felicità diffusa. Questo è il potere dell'amore.

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