lunedì 18 aprile 2016

Il coraggio di cambiare

È molto strano come siano tantissime le persone che inneggiano ad un cambiamento del sistema, che urlano al bisogno di rivoluzione. Anche per quanto riguarda il sistema educativo. La questione reale è poi quanti abbiano il coraggio di andare oltre ciò che non è usuale e fare scelte fuori dal coro
So che un discorso del genere potrebbe sembrare di poco senso su questo blog, che appare sempre così soft e privo di esaltazione. In realtà io mi sento una rivoluzionaria, in qualche modo. Credo di esserci nata, così, anche se non l'ho capito finché non sono arrivata a vivere alcune situazioni personali che mi hanno fatto comprendere come il mio ruolo in questo mondo abbia un po' a che fare con il cambiamento. La consapevolezza di ciò è il primo passo verso una nuova consapevolezza sociale. È ovvio che qualcosa di grande non può avere luogo per mezzo di una sola persona isolata, ma è fondamentale che ci sia un sentire comune e diffuso. È dunque bello sentire tanti discorsi relativi a nuovi bisogni e nuove risorse, ma la verità è che le parole non sono sufficienti. Le idee non devono restare tali, devono divenire realtà, devono prendere forma concreta. 



È vero, la scuola necessita di una nuova didattica, di nuovi paradigmi, di nuove attenzioni e nuovi sguardi. Ma quanti educatori, insegnanti, genitori, sono pronti ad investire in qualcosa di diverso, a costo di essere bannati dal sistema? Quanti hanno il coraggio di prendere in mano le certezze dell'abitudine per romperle? Non si parla di violenza, si parla di un pacifico esercizio del proprio pensiero ed il proprio sentire. Significa mettere insieme dei modi di sentire comuni per dare vita a concretezze fatte di nuova creatività. Purtroppo tutto questo vuol dire anche forza di volontà e sacrificio. 
Se non ci facciamo delle domande e non iniziamo a pensare all'uomo ed alla donna in modo olistico, prendendo in considerazione il collegamento tra i vari aspetti del funzionamento del sistema "essere umano", valutando l'esistenza nella sua totalità, non potremo mai dare un senso a tutte le criticità a cui ci troviamo di fronte. Non possiamo criticare il sistema senza capire cosa in esso necessiti di essere cambiato. Non possiamo limitarci a dire che ormai le diagnosi di disturbi psicologici o deficit intellettivi nei bambini sono aumentate troppo o che il carico di lavoro che la scuola pone sulle spalle dei bambini è troppo elevato. Non possiamo nemmeno fermarci nel constatare che il bullismo è in aumento, così come la possibilità degli insegnanti di gestire i bambini di oggi, sempre più "difficili". C'è bisogno di qualcosa di più, di un modo di pensare più radicale, che si trasformi in agire. Bisogna osare. Purtroppo non si può fare altrimenti. È un continuo pensare che si deve trasformare in una quotidianità. 
Lo so, continuo a dirlo, ma questo è lo scopo di quello che scrivo. Scrivo (avete letto il libro, per capire cosa intendo?) per dare un input, ma se le mie parole, insieme a quelle di altri, non trovano terreni dove crescere e portare frutto, ebbene saranno solo belle parole prive senso. Non si tratta solo di dire "wow, bello, interessante!", si tratta di volerne far parte perché si sente il bisogno di cambiamento. La paura è sempre un campanello d'allarme, che ci allontana da eventuali rischi, ma quando si crede davvero in qualcosa, nel profondo del cuore, essa non può che essere soltanto uno strumento che porta ad una riflessione in più per continuare più convinti nella direzione intrapresa. Abbiamo il coraggio di cambiare? Abbiamo il coraggio di pensare e agire? Abbiamo il coraggio di fare qualcosa di nuovo e profondo per le generazioni appena arrivate e per quelle future?

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