venerdì 22 aprile 2016

Una vita piena. Educazione e sacralità.

Ti è mai capitato di sentire dentro quel senso di completa soddisfazione mentre stai svolgendo le tue normali faccende quotidiane o il tuo lavoro?
I bambini possono vivere questo stato di benessere "radicale" e radicato in maniera molto semplice e diretta quando hanno la possibilità di giocare in libertà, quando possono stare in mezzo alla natura, quando viene data loro la possibilità di esplorare, conoscere nel fare, osservare il mondo. 
Spesso negli adulti il sentimento di soddisfazione si limita ad un attimo, a qualche breve lasso di tempo legato a qualche singola azione o qualche ricordo o pensiero per poi ripiombare nell'oblio delle incombenze giornaliere, degli stress, della rabbia, dei bisogni non sempre soddisfatti. No, chiaro, non dico sia per tutti così, dico però che sento sempre più persone esprimere la difficoltà, nella frenesia di questi tempi, di sentirsi perfettamente appagati interiormente.

Cosa dunque porta un bambino che così facilmente riesce a trarre soddisfazione intima dalla vita a perdere questa pienezza durante la crescita? Io credo che, crescendo, si perda la capacità di vedere la sacralità della Creazione, di considerare il dono della vita, di abbracciare con stupore le meraviglie del mondo, di riconoscere se stessi con gratitudine e amore. 


Un bimbo è essere tanto corporeo quanto spirituale e lo è nel modo più semplice che possa esistere. Lo è inconsapevolmente come un adulto non può esserlo. Questa inconsapevolezza rende i bambini e le bambine individui intimamente capaci di relazionarsi con il sacro in senso ampio. La figura di Dio, per esempio, è molto più chiara ad un bambino che ad un adulto, seppur non esplicitata e spesso nemmeno esplicitabile. Un adulto, invece, avendo maturato una completa capacità di pensiero razionale e scontrandosi con le responsabilità quotidiane, si trova a non poter più vivere questa dimensione di gratitudine incondizionata e di spiritualità, tanto che ha bisogno di ritrovarla. La deve cercare
Possiamo noi fare in modo che i bimbi e le bimbe non perdano mai tale dimensione? Che ruolo può avere l'educazione in tutto questo? Ebbene, un'educazione che trasmette passione, creatività, talenti, stupore, meraviglia, bellezza (lo dico sempre) è un'educazione che va in questa direzione. Vedere il bambino come un essere trino, costituito da corpo, anima e spirito come componenti non scindibili, rendersi conto che il contatto corporeo con cose ricche di bellezza porta inevitabilmente ad una passione per l'esistenza che si radicherà nel cuore del piccolo o della piccola attraverso le emozioni e i ricordi, è il primo passo verso una pedagogia consapevole e intrisa di responsabilità. 


Or un educatore che non ha recuperato quel senso di sacralità sarà un educatore probabilmente pieno di competenza, ma con un istinto educativo debole, capace addirittura di smorzare la forza interiore dei bambini e delle bambine che educa.


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